Uzumaki, l’oscuro capolavoro di Itō Junji
A fine agosto la casa di produzione Toonami della Adult Swim ha annunciato la prossima uscita della versione animata del manga di culto di Itō Junji 伊藤潤二, Uzumaki うずまき (“Spirale”). Uzumaki è uscito originariamente a puntate nella rivista Big Comic Spirits ビッグコミックスピリッツ tra il 1998 e il 1999, per poi essere pubblicato dalla casa editrice Shōgakukan 小学館 in 3 tankōbon 単行本. La versione italiana riunisce tutti i capitoli in 2 corposi volumi distribuiti dalla Star Comics nel 2018.
Le aspettative da parte dei fan sono molto alte, perché Uzumaki è considerato un capolavoro e l’opera più rappresentativa dell’autore. Si tratta della sintesi delle sue sperimentazioni, numerose quanto le storie brevi che ha disegnato negli anni. Per la sua originalità e per l’efficacia delle sue evocazioni orrorifiche è reputato a pieno diritto un degno successore di maestri dell’horror giapponesi e occidentali, come H.P. Lovecraft e Umezu Kazuo 楳図かずお. Facciamoci allora catturare dalle spire travolgenti di questo grande autore!
La ragazza inghiottita dalla spirale in Uzumaki うずまき di Itō Junji, VIz Media, 2010
La maledizione della spirale
La misteriosa e sfortunata vicenda di Uzumaki inizia quando nella cittadina dal suggestivo nome di “vortice nero” (Kurouzucho 黒渦町), la studentessa Goshima Kirie 五島桐絵 comincia a notare strani cambiamenti nei suoi concittadini. Il padre del suo ragazzo, Saito Shuichi 斎藤秀一, è il primo personaggio a manifestare l’ossessione per la forma della spirale: la vede ovunque e colleziona qualunque oggetto le contenga. Commissiona al padre di Kirie, che fa l’artigiano, un manufatto che contenga un motivo a volute; è così che anche il ceramista sviluppa la sua psicosi per la spirale. L’ossessione si propaga ad altri cittadini come fosse contagiosa. La prima vittima è proprio il padre di Shuichi, che si arrotola su se stesso in un’angosciante circonferenza. Anche le sue ceneri si avvolgono in un vortice spettrale mentre si sollevano dal forno crematorio. Da questo momento in poi la spirale si incarna in diversi oggetti e versioni, mietendo varie vittime. Una studentessa viene inghiottita da un turbine che parte da una cicatrice sulla sua fronte. Un ragazzo si trasforma in una chiocciola, mentre altri vengono carbonizzati dalla luce letale di un faro, che li insegue lungo le sue scale a chiocciola. Kirie e Shuichi, terrorizzati, cercano di capire a cosa si debbano questi bizzarri avvenimenti. Kirie viene infine coinvolta in una di queste disgrazie: i suoi capelli si attorcigliano in spirali sempre più grandi, facendo a gara con quelli di un’altra studentessa. I capelli esauriscono le forze delle due malcapitate finché Shuichi non taglia i capelli di Kirie salvandola, mentre l’altra ragazza, stregata dall’incantesimo della spirale, perde la sua energia vitale e soccombe. La maledizione si fa sempre più diffusa. Le persone cominciano a connettere le proprie case e costruire connessioni tra una e l’altra, finendo poi per fondersi tra di loro in un unico essere. I nostri protagonisti continuano nella loro ricerca, finché non trovano una città fantastica e spettrale al centro della città, nella quale si attorcigliano tra di loro, dando inizio a un’altra era. La dannazione della spirale è giunta al suo compimento e un nuovo ciclo potrà iniziare.
Il simbolismo di Uzumaki
La spirale è un simbolo perfetto di ossessione, del richiamo dell’incubo che attira al proprio centro il malcapitato. La maledizione della spirale è particolarmente inquietante perché è uno dei pattern più diffusi in natura. Si trova anche in diversi punti del corpo umano: Itō ci fa notare che le nostre impronte digitali e la coclea nelle nostre orecchie, ad esempio, sono spirali presenti nel nostro stesso corpo. Molti cibi popolari sono spirali, ad esempio le Roll-cake ロールケーキ e i Narutomaki 鳴門巻, il surimi che si usa di solito nel ramen, ma anche i coni gelato. Sulle guance dei personaggi degli anime danno senso di calore. La spirale in Uzumaki, invece, non è più un motivo divertente e accattivante, ma un messaggero di disgrazia da cui non si può sfuggire e che cattura e avvolge nel suo mistero. La madre di Shuichi viene soverchiata dalla follia perché non sopporta di vedere qualunque cosa ricordi una spirale, e l’idea che una sia parte del suo corpo. Itō ha dichiarato che il suo intento era di ribaltare la connotazione positiva che questa figura ha sempre avuto nell’immaginario giapponese. La spirale allude anche a un altro aspetto del manga: il tempo a Kurouzucho è ciclico. La maledizione che induce i suoi abitanti a costruire un unico edificio arrotolato su sé stesso si è ripetuta e si ripeterà nella storia. I soccorritori e i curiosi che si spingono nelle vicinanze del paese per capire perché i contatti con l’esterno si siano interrotti, si ritrovano a loro volta bloccati, risucchiati in uno spazio tempo dove alla linearità si sostituisce la ciclicità. Itō ha disseminato l’immagine della spirale ovunque nel manga, e servono più letture e una certa attenzione al dettaglio per notare anche gli accenni più nascosti. Alcune sono metafore, come il magnetismo della studentessa che si rispecchia, come per una sadica legge del contrappasso, nel vortice che la inghiotte. Alcune tavole sono inoltre ricoperte di riccioli e volute. Un labirinto che risuona e si moltiplica non solo nello scorrere della trama; la ripetizione e la psicosi vengono trasmesse anche in ogni disegno.
Il faro in Uzumaki うずまき di Itō Junji, VIz Media, 2010
Gli esperimenti delle storie brevi
Alcune delle idee a cui Itō ha dato vita in Uzumaki erano già state esplorate nelle sue storie brevi. In “La ragazza lumaca” なめくじの少女 la lingua di una studentessa si trasforma inspiegabilmente in una lumaca, con la sua testa come conchiglia, in modo simile a quello che succede ad alcuni dei cittadini di Kurouzucho. L’idea di un edificio continuo e infinito che non viene mai completato è uno dei punti di partenza del manga. Già nella storia breve “Città senza strade” 道のない街 i residenti iniziano a unire le proprie case, inglobando le strade pubbliche nelle loro abitazioni, spinti da un fervore simile a quello di Uzumaki, in cui le case degli abitanti si uniscono nella spirale.. “L’enigma della faglia di Amigara” 阿弥殻断層の怪 è una delle storie più affascinanti e inquietanti di Itō, e un’altra descrizione di un richiamo irresistibile di una forza superiore. Un’energia misteriosa costringe i protagonisti a entrare in cavità che si sono formate misteriosamente in un costone roccioso: il dettaglio più sinistro è che queste cavità sembrano fatte apposta per ospitare esattamente una persona specifica, che si sente poi costretta a entrarci e scomparire al suo interno. In “Ryokan” 旅館 un uomo si sente spinto a trasformare la sua casa in un albergo, dotato di bagno termale, ricavato scavando senza sosta fino a raggiungere una fonte di acqua calda sotterranea. Il protagonista si trova a alloggiare in questa locanda, e scopre che il suo gestore ha in realtà aperto un portale con gli inferi, permettendo ai dannati di uscire in superficie. Sembra che la stessa febbre inspiegabile e inarrestabile costringa quest’uomo e il padre di Shuichi. In nessuno dei racconti viene chiarito quale sia il potere nascosto che convince le persone a compiere atti stravaganti e spesso terribili. La chiave del terrore di Itō sembra risiedere proprio in questa incognita.
L’orrore di Itō
Itō impiega a diversi mezzi per coinvolgere il lettore e trasmettere terrore e incertezza attraverso l’intera narrazione:
- i personaggi
- i particolari del disegno
- la suspense
- lo sconvolgimento del quotidiano
Itō non vuole che il lettore si affezioni ai personaggi. Non li descrive e non ne racconta i desideri e gli obiettivi. Si limita a presentarci persone smarrite e confuse, travolte da avvenimenti incomprensibili, ma determinate a scoprire la verità. La loro presenza serve solo a fornire un punto di vista da cui mostrare mostri, malattie e mutazioni inaudite, così che la loro esperienza diventi un po’ quella del lettore. Non si prova preoccupazione per Kirie e Shuichi. Non si spera che si salvino, quanto che arrivino a scoprire la radice del mistero. Il lettore vuole sapere quale sia l’origine delle spirali e cosa si nasconda nelle profondità della città. Shuichi è chiaramente un’incarnazione dell’autore. Gli somiglia fisicamente ed è l’unico a capire dall’inizio che qualcosa di sinistro sta accadendo a Kurousucho: per questo rimane la voce della ragione e il più razionale e capace dei personaggi. Il vero protagonista delle storie di Itō è l’orrore, che viene spesso esasperato dalle tavole più dettagliate. L’artista passa ore e ore a perfezionare ogni linea nelle tavole più intense del manga. Il momento più spaventoso di ogni capitolo è solitamente rappresentato da un’unica tavola che mostra la scena più raccapricciante o sconvolgente. Molte di queste sono diventate iconiche e famose a loro volta: la studentessa dai capelli lunghissimi arricciati in spirali sospese, l’insegnante ormai trasformatosi in una lumaca che entra in classe come in un giorno di scuola qualunque, il ragazzo zombie che esce dalla sua tomba, come un pupazzo balza con una molla dalla sua scatola. Quello che però rende la lettura di Uzumaki così accattivante è la costruzione della suspense: prima della scena centrale, che solitamente occupa una pagina intera, Itō disegna la reazione di un personaggio alla scena stessa, anticipando la reazione del lettore e condizionandola. Il primo piano di un occhio spalancato o l’espressione sconvolta del protagonista trascinano il lettore verso il clou del racconto. L’orrore di Itō è dato da eventi terribili che accadono a persone ordinarie; l’invasione dello straordinario nel quotidiano, senza un motivo e senza spiegazioni. Non c’è modo per Shuichi e Kirie di liberarsi dalla maledizione. Si abbandonano a loro volta in una spirale alla fine del manga, senza poter salvare i loro cari. La loro vita è stata irrimediabilmente sconvolta.
La città spirale in Uzumaki うずまき di Itō Junji, VIz Media, 2010
I precursori dell’orrore
Quando Itō iniziò a dedicarsi alla professione di mangaka abbandonando quella di dentista nel 1987, Umezu Kazuo si era affermato come un autore icona di manga horror già da vent’anni. Uno dei suoi lavori più famosi e influenti è “Aula alla deriva” 漂流教室, in cui una classe si trova in un loop temporale, come accade alla cittadina di Kurouzucho. Anche i disegni di forte impatto di Itō prendono ispirazione da “Aula alla deriva”. La prima pagina sconvolge il lettore con l’immagine di un paio di forbici ci che emergono dal volto di una ragazza. Un incipit notevole!
Itō raccoglie lo spirito orrorifico di un’altra icona internazionale: H.P. Lovecraft. Il creatore del ciclo di Cthulhu ha infuso la sua opera di un senso di ineluttabilità, di disperazione del genere umano di fronte alla grandezza di mostri e divinità eterne e spietate. La stessa curiosità e disperazione guidano i protagonisti di Itō, che servono come espediente per guidare il lettore alla rivelazione dell’abisso. Alla fine di Uzumaki, Kirie e Shuichi scendono per una scala a chiocciola che li porta al centro della spirale sotterranea. Lì vedono una città inquietante, fatta di torri spettrali che si avvolgono verso l’alto. Sembra disabitata e desolata, e si protende all’infinito. Non è una città per gli uomini: è un monumento che si rigenera ciclicamente, a celebrare, forse, una qualche entità. In diversi racconti lovecraftiani, tra cui “Dagon”, i protagonisti mortali si trovano di fronte a enormi edifici misteriosi, la cui architettura sfida la fisica terrestre. Proprio come quelli alla fine di Uzumaki, anche questi sono templi eretti a divinità sconosciute e aliene. Itō ha raccolto insegnamenti dai maestri del passato creando una sua mitologia e un horror unico e leggendario.
Itō ha vinto il premio intitolato a Umezu Kazuo e ha collaborato al progetto di Silent Hills insieme a Guillermo del Toro, annunciato nel 2014, ma che purtroppo però non ha mai visto la luce, lasciando ai giocatori solo Silent Hills P.T.: un videogioco-teaser che è diventato un classico nonostante la brevità, anche grazie allo straordinario talento evocativo di Itō. Diversi adattamenti del passato non sono stati all’altezza del suo genio. Alcune sue storie brevi sono state incarnate in una serie animata uscita l’anno scorso dal titolo “Junji Itō’s collection” 伊藤潤二『コレクション』, realizzata dagli animatori di Studio Deen e disponibile su Crunchyroll https://www.crunchyroll.com/it/junji-ito-collection. Purtroppo questa versione secondo molti critici manca della forza espressiva dell’originale e fa troppo affidamento sull’efficacia del materiale di partenza. Esiste anche una versione cinematografica live action di Uzumaki del 2000, che è stato realizzato prima che il manga fosse ultimato e che quindi mostra un finale differente. Resta solo da sperare che Uzumaki venga invece rispettato per il capolavoro che è, e che gli animatori riescano a cogliere lo spirito innovatore dell’artista!
Fonti
“Uzumaki” di Itō Junji, VIz Media, 2010
“The Junji Ito Color Comic Collection” di Itō Junji, Volume 7 e 11.
“Gyo” di Itō Junji, 2001
“Tutti i romanzi e racconti di H.P. Lovecraft”, Newton Compton, 2016